Duomo di Villafrati

Dettagli del luogo

La chiesa è dedicata alla S.S.Trinità e alla Beata Vergine Immacolata.

Data:

02 Maggio 2023

Descrizione

La costruzione della chiesa della S.S. Trinità ebbe inizio con la posa della prima pietra il giorno di Pentecoste nell’anno 1750.
La costruzione della chiesa fu ultimata nell’ottobre del 1765 e dedicata alla S.S.Trinità e alla Beata Vergine Immacolata per volere di Vincenzo Filangeri, che ne fu fautore e finanziatore. La chiesa è a navata unica, lunga metri venti e larga metri dieci; presenta un interno sobrio e solenne, caratterizzato dalla simmetria dei sei altari laterali, identici nella forma e nella decorazione eseguita con stucchi e con marmi di diverso colore. Gli altari ospitano una statua oppure una tela. Accedendo nella chiesa si possono osservare nella parte sinistra di essa: il vano d’ingresso alla scala del campanile, sulla porta è posto un quadro raffigurante le anime sante del Purgatorio; la nicchia di S. Francesco di Paola, con bellissima statua lignea del Santo scolpita l’anno 1858. Seguono l’altare della Madonna del Rosario, con tela ad olio opera di Randazzo figlio e datata 1770; l’altare di S. Giuseppe con statua lignea del Santo che dà la mano al Bambino Gesù, datata 1700; l’altare del Crocifisso con grande scultura lignea del Crocifisso del 1700. Nella parte destra della chiesa si possono osservare: il vano che ospita il Battistero con il fonte in pietra di Castronovo, con copertura lignea a forma di tabernacolo, le cui pareti interne ottimamente dipinte, raffigurano il battesimo a.C e d.C (lo stile della pittura delle pareti ricorda quello del D’Anna); la nicchia della Madonna del Lume che ospita una statua lignea con in braccio il Bambino Gesù, scolpita l’anno 1859; l’altare della natività con tela ad olio opera di Gothofridus Corbella datata 1867; l’altare dell’Immacolata con statua lignea dell’Immacolata datata 1858; l’altare del Bambino con grande tela ad olio opera di Nino Guastaferro datata 1765. Il Guastaferro, nonostante la sua breve vita, fu molto apprezzato e, fra le poche opere da lui eseguite, quella custodita nella chiesa è fra le più belle.
Il lato destro finisce con il vano porta d’ingresso alla sacrestia dove trovano posto un artistico lavabo in marmo rosso della metà del 1700, il pulpito, una bacheca con reliquie e relativi documenti di autenticità, fra le quali spicca la Spina Santa alla quale i Villafratesi sono particolarmente devoti.
Tra la navata e il presbiterio esiste una bellissima balaustra sagomata scolpita in marmo rosso, tipo rosso di Bellolampo. Tramite due gradini si accede al presbiterio che è lungo metri 9 e largo metri 10. L’abside è adornata da tre tele ad olio della seconda metà del 1700: la tela posta sul lato sinistro descrive l’approvazione degli ordini religiosi; la tela centrale raffigura la S.S.Trinità e la Vergine Immacolata, è firmata da Aeques Vinci ed è datata 1765; la tela posta sul lato destro raffigura San Vincenzo, protettore del fondatore della chiesa: Vincenzo Filangeri, conte di San Marco. Le tele, tranne la tela centrale dell’altare maggiore che è più grande, sono tutte della stessa misura: metri 3,05 x 1,50. Nel lato destro sono poste anche un’artistica poltrona e quattro sgabelli in legno dorato e rifiniti in velluto verde. L’altare maggiore è posto su un piano rialzato, decorato allo stesso modo degli altari minori; il tabernacolo è rivestito in oro anche nella parte interna. All’apice dell’altare è posto un Crocifisso che viene sostituito dal Cristo risorto nel periodo pasquale. Tutti gli altari sono addobbati con artistici candelabri in legno dorato e da tovaglie in lino ricamate a mano. La chiesa è dotata di quattro matronei comunicanti con le case adiacenti, situati simmetricamente, due vicino al coro sui due vani porta e due vicino alla categoria sopra le nicchie. Il portale della chiesa è sovrastato da un’artistica cantoria dipinta (1750). La cantoria ospita un artistico piccolo organo (ancora funzionante), raro esemplare dell’arte organaria siciliana. La porta della sacrestia, il pulpito, i matronei, la cantoria sono tutte dello stesso stile: legno dipinto con decorazioni settecentesche. Il tetto della navata è a volta, imbiancato, sostenuto da lesene terminanti con capitelli stile corinzio. Su ogni lesena è affissa una scultura della Via Crucis. Dal tetto pendono dei lampadari, posti in modo simmetrico, originariamente avevano funzioni di candelabri, oggi illuminano la chiesa con lampadine elettriche. Al centro del tetto è posto un bellissimo lampadario di vetro Murano. Il pavimento, originariamente, era rivestito di mattoni in gesso di forma esagonale e da mattoni più piccoli quadrati di marmo rosso. Sia il gesso che il marmo provenivano da cave site nel territorio di Villafrati. Con l’andar del tempo i mattoni di gesso si logorarono per cui fu necessario rifare il pavimento. I lavori si svolsero nell’anno 1965. Nel gradino di accesso al presbiterio esisteva una botola che consentiva di scendere nel sotterraneo dove trovano posto una sepoltura gentilizia dove sono sepolti cinque membri della famiglia S. Marco, una cripta per il ceto medio, tre fosse comuni per la sepoltura dei poveri. Durante i lavori di restauro i resti umani sono stati trasportati nella sepoltura gentilizia poiché è stato necessario costruire dei pilastri supporto per il pavimento che stava cedendo. Da allora la botola è stata chiusa, il pavimento è stato fatto con lastre di marmo bianco e rosso a forma rettangolare.
Lo spartito decorativo della facciata presenta un doppio ordine di paraste negli stili ionico e corinzio; in alto i vasotti, in corrispondenza delle paraste concludono la facciata, mentre i due campanili sono incorporati all’interno di essa. Si tratta di una tipica elaborazione settecentesca, articolato da paraste in conci di pietra, che risaltano lievemente sulla superficie di fondo ad intonaco chiaro. Il sacrato della chiesa, originariamente, con una graduata pendenza, si ricollega al corso e, quindi, alla piazza, lasciando scoperta tutta la facciata della chiesa che, in questo modo, mostrava tutta la sua imponente maestosità. Nel periodo del fascismo, dopo una disputa fra la chiesa e il potestà, in cui ebbe la meglio quest’ultimo, si costruì l’attuale sacrato che permetteva di ricavare quattro locali: due di proprietà comunale e due della parrocchia.
Da documenti conservati nell’archivio parrocchiale risulta che le campane poste nei due campanili laterali della chiesa, furono collocate e battezzate il 15 aprile dell’anno 1769 e ad ognuna fu imposto un nome. Nel campanile a destra vi era un orologio in ferro “consistente in moto, quarti, ora e rota di Archimede per sonare i mezzogiorno e la mezzanotte”. Di esso si conservano ancora gli atti di acquisto con la garanzia di dieci anni dell’artigiano che eseguì l’opera. Nell’anno 1973 è stato sostituito da un moderno orologio elettrico.

Modalità di accesso

Accessibile anche con autoveicolo, accessibile anche ai disabili e non prevede costi per l’accesso.

Gallerie di immagini

Pagina aggiornata il 09/01/2024, 16:44